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“Gli Effetti della Cooperazione tra Medici di Medicina Generale e Psicologi nell'Ambito delle Cure Primarie in Italia”
Progetto di Ricerca
Responsabili della ricerca:
Dr. Alessio Penzo
Dr. Loredana Scalini
- Introduzione
Sino al 70% dei pazienti che richiedono un appuntamento dal medico presenta problemi psicosociali legati a tale richiesta (Gatchel and Oordt - APA, 2008). Numerosi studi hanno infatti dimostrato che un numero elevato di pazienti che afferiscono ai servizi dei medici delle cure primarie presentano problemi psicologici, e questo non è un fenomeno recente: ad esempio, già più di 40 anni fa, Cummings et al. (1962; 1967; 1968) hanno documentato che ben il 60% delle visite eseguite dai medici, riguardavano pazienti senza malattie fisiche o con problemi psicologici che esacerbavano i sintomi fisici.
Questi dati sono stati confermati anche da studi più recenti (Badger, 1994; Ballenger, 1987; Barrett et al.,1988; Bridges and Goldberg, 1985; Kessler et al., 1987; Lebowitz et al., 1997; Regier et al., 1978; 1993; von Korff et al., 1992; West, 1979).
Bea e Tesar (2002) hanno riscontrato che più della metà dei disturbi mentali comuni sono trattati esclusivamente nell'ambito dei servizi delle cure primarie.
A tal proposito, da una recente review di Coyne et al. (2002), è emerso che, nonostante il fatto che i pazienti con disturbi della sfera emotiva entrino maggiormente in contatto con i medici delle cure primarie (piuttosto che con i servizi di salute mentale), tali problemi vengono spesso non riconosciuti o trattati in modo inadeguato.
Sino ai 2/3 dei pazienti che presentano problemi che rientrano in una diagnosi di disturbo mentale, non riceveranno una diagnosi dal medico delle cure primarie (deGruy, 1996; Spitzer et al., 1994).
E' stato dimostrato che negli USA l'80% circa delle prescrizioni di psicofarmaci sono effettuate da medici non-psichiatri, la maggior parte dei quali operanti nell'ambito del primary care (Berdsley et al. 1988), tanto che il servizio delle cure primarie è stato anche definito come "il sistema della salute mentale de facto".
Molti disturbi psichiatrici vengono comunemente diagnosticati e trattati nel settore delle Cure Primarie senza il ricorso ad uno specialista della salute mentale (Miranda et al., 1994). Tipicamente, un qualsiasi medico di famiglia diagnosticherà e tratterà più pazienti con depressione maggiore, ansia generalizzata e disturbo di panico di quanti molti psicologi potranno vedere nell'arco della loro intera vita professionale.
Ad esempio, nel caso della depressione, è stato stimato che solo un paziente depresso su tre cercherà delle cure dirette per i sintomi depressivi (Goodnick et al., 1995); di questi, il 70%-90% si rivolgerà ad un medico delle cure primarie (Blacker and Clare, 1987), figura professionale quest’ultima che in Italia è rappresentata dal Medico di Medicina Generale (MMG); purtroppo però, nonostante il fatto che la depressione sia un disturbo piuttosto diffuso e invalidante, solo la metà di questi pazienti riceverà una diagnosi corretta dal medico delle cure primarie (Coyne et al., 1995); infine, dei pazienti che riceveranno una diagnosi corretta, molti non riceveranno le giuste dosi di antidepressivi (Wells et al., 1994) e solo pochi di loro saranno inviati dallo psicologo.
I pazienti che soffrono di disturbi mentali presentano una maggiore sintomatologia fisica (Katon et al., 1990; Kroenke et al. 1994) e utilizzano circa il doppio delle risorse sanitarie rispetto ai pazienti che non presentano psicopatologia (deGruy, 1994); nei pazienti con disturbo di somatizzazione l'utilizzo di tali risorse è addirittura nove volte maggiore rispetto alla media nazionale (Smith, 1994).
Mediamente un Medico di Medicina Generale con 1500 assistiti, nell’arco di un anno incontrerà:
- 45-75 pazienti con depressione
- 53-60 pazienti con disturbi d’ansia
- 36-45 pazienti con disturbi situazionali e reattivi
- 2-3 pazienti con schizofrenia
- 4-5 pazienti con depressione grave o disturbo bipolare
- 3-4 pazienti con demenza
- 3-4 pazienti con dipendenza da alcool o sostanze
Non sono classificati tutti i disturbi sottosoglia, comportanti gravi disabilità e sofferenza soggettiva (Tansella e Di Girolamo, 2001).
Da un’analisi della letteratura sulle ricadute economiche degli interventi psicologici nell’ambito delle cure primarie è emersa una riduzione delle spese sanitarie tra il 33 ed il 47% (Lazzari, 2011).
Da una meta-analisi è emerso che gli interventi farmacologici e psicologici integrati comportano minori spese sanitarie (Flor, 2002).
L’aggiunta di interventi psicologici per i pazienti con serie patologie mediche determinano (Lechnyr, 1999):
- 77,9% riduzione della durata media dell’ospedalizzazione
- 66,7% riduzione della frequenza delle ospedalizzazioni
- 48,6% diminuzione numero di prescrizioni
- 48,6% diminuzione del numero di visite nello studio del medico
- 45,3% diminuzione delle visite mediche domiciliari
- 31,2% diminuzione dei contatti telefonici
Da una metanalisi su 37 studi è emerso che gli effetti degli interventi psicologici sui pazienti con malattie cardiovascolari (educazione alla salute e gestione dello stress) hanno mostrato una riduzione del 34% della mortalità cardiaca e il 29% di riduzione nel numero degli infarti; inoltre vi è un effetto significativamente positivo su pressione sanguigna, colesterolo, peso corporeo, fumo, esercizio fisico e abitudini alimentari (Dusseldorp et al., 1999).
E’ stata osservata anche una riduzione delle spese sanitarie del 30% nei pazienti con malattie cardiovascolari sottoposti a trattamento psicologico, a fronte di un aumento del 20% nel gruppo di controllo (Shellemberger et al., 1996).
Gli interventi di tipo psicologico nei pazienti cardiaci riduce il rischio di nuovi eventi nel 75% dei casi rispetto ai pazienti trattati con sole cure di tipo medico (Sobel, 2000).
In molti studi è stata dimostrata l’efficacia degli interventi psicologici nel trattamento di mal di schiena, mal di testa, fibromialgia, sindrome temporo-mandibolare e dolore gastrointestinale infantile (Kroner-Herwig, 2009).
Molti disturbi psichiatrici vengono comunemente diagnosticati e trattati nel settore delle Cure Primarie senza il ricorso ad uno specialista della salute mentale (Miranda et al. 1994).
L’Italia è al quinto posto nel mondo per consumo di psicofarmaci: circa nove milioni di italiani ne fanno uso. Sono la seconda categoria di farmaci più diffusi in Italia, dopo quelli per il sistema cardiovascolare. Le donne consumano il doppio degli psicofarmaci degli uomini (Liuzzi, 2011).
Da una ricerca condotta in Italia dall’Associazione per la Ricerca sulla Depressione e presentata ad un Convegno nel 2007, dei 532 medici di famiglia intervistati, 317 hanno dichiarato di prescrivere psicofarmaci (per l’ansia e la depressione) nel 50% circa dei casi, 114 nel 70-80% dei casi e 101 nel 20-30% dei casi.
In Italia il consumo di antidepressivi dal 2002 al 2010 è passato dal 19,9 al 35,7%, con un incremento annuo del 6,7%. Il 6,4% della popolazione generale che ha usufruito di almeno una prescrizione di antidepressivi in un anno (circa 3.800.000 italiani) (Liuzzi, 2011).
Gli psicofarmaci più diffusi sono le benzodiazepine: 126 confezioni ogni 100 abitanti, più di una scatola a testa all’anno. Nel 2010 la benzodiazepina è stato il farmaco di classe C più venduto in Italia, con il 17,3% della spesa totale, pari a oltre 535 milioni di euro (Liuzzi, 2011).
Il peso economico del disagio psicologico e psichiatrico è stimato fra il 3 e il 4% del PIL dell’Unione Europea (OMS).
In molte nazioni sviluppate, dal 35% al 45% dell’assenteismo sul posto di lavoro è causato da disturbi mentali e psicologici (OMS).
- Obiettivi della Ricerca
Scopo della ricerca è quello di verificare gli effetti di diversi modelli di cooperazione tra Medici di Medicina Generale e Psicologi appositamente formati nell’ambito specifico della Psicologia delle Cure Primarie e le cui modalità d’intervento ricalcano quelle sperimentate a livello internazionale da una figura professionale solitamente definita Primary Care Psychologist che, in Italia, per analogia con una definizione ancora diffusa del Medico di Medicina Generale, si tende a chiamare “Psicologo di Base”.
Dipendentemente dalla quantità e dalla qualità dei dati raccolti, la ricerca oggetto del presente Progetto potrà rilevare e misurare le seguenti variabili:
- Atteggiamento dei MMG verso tale nuova forma di cooperazione su scala Nazionale
- Percentuale di MMG che accettano la cooperazione in Italia ed eventuali differenze Regionali
- Modelli di cooperazione più frequentemente adottati (tra i 5 proposti)
- Durata media della cooperazione
- Percentuale dei pazienti afferenti allo studio medico che avranno usufruito del SPLA
- Tipologie e frequenza delle problematiche per le quali i pazienti sono stati inviati dal medico allo Psicologo del SPLA
- Tipologie e frequenza delle problematiche riscontrate dallo Psicologo del SPLA
- Condizione del Benessere Psicologico Generale dei pazienti (tramite la somministrazione del test PGWBI) pre e post-intervento psicologico.
- Differenze tra i 5 Modelli di Cooperazione proposti nel numero di pazienti afferenti o richiedenti il servizio di SPLA
- Percentuale di pazienti inviati dallo Psicologo ad altri Professionisti
- Percentuale di pazienti che, dopo il primo colloquio, intraprendono un percorso d’intervento psicologico esterno al SPLA
Altre variabili come le variazioni nel numero di visite specialistiche ed esami assegnati dal medico, le variazioni nella spesa sanitaria complessiva per i farmaci, il livello di soddisfazione generale dei pazienti percepita dal medico e le variazioni nel numero di visite a partire dall’introduzione del SPLA potranno essere misurate in base alla disponibilità da parte dei MMG a fornire queste tipologie di informazioni.
La ricerca è inoltre finalizzata a raccogliere informazioni e suggerimenti dai medici e psicologi cooperanti su come migliorare la cooperazione, la sua efficacia e la sua integrazione nell’ambito delle cure primarie.
Materiali e Procedure
Psicologhe e psicologi aderenti al PNSP
Tutti i Professionisti aderenti al PNSP appartengono alla Rete Professionale Nazionale di Psicologi e Psicoterapeuti denominata “Psicocenter Italia”, centralmente coordinata dalla ISP; tale Rete Professionale è organizzata secondo una distribuzione territoriale basata sull'estensione dei territori (organizzati in distretti) e sul numero dei residenti, al fine di garantire una presenza omogenea e capillare dei Professionisti del PNSP in tutte le Provincie Italiane.
Il numero finale delle Psicologhe e degli Psicologi aderenti al PNSP non è definibile a priori in quanto in continua crescita: attualmente, si attesta su diverse centinaia di Professionisti sparsi in tutte le Regioni Italiane.
- Formazione specifica e continua sulla Psicologia delle Cure Primarie
Tutti i Professionisti ISP aderenti al PNSP, prima di iniziare la fase operativa del Progetto, vengono preliminarmente formati nell’ambito specifico della Psicologia delle Cure Primarie attraverso lo svolgimento di un Corso di Formazione Professionale realizzato ad hoc e fornito gratuitamente dalla ISP ai professionisti aderenti al progetto. Il corso è finalizzato a fornire informazioni e conoscenze di base tratte esclusivamente dalla più recente letteratura scientifica internazionale e nazionale, per facilitare l’integrazione degli psicologi del PNSP nel contesto specifico e particolare dello studio del Medico di Medicina Generale (MMG).
Durante lo svolgimento del PNSP inoltre sono previsti periodici approfondimenti tematici su patologie specifiche tipicamente riscontrate nell'ambito delle cure primarie per le quali è stato dimostrato che tali pazienti possono trarre un significativo vantaggio e beneficio dal tempestivo intervento della figura dello psicologo in loco.
La Psicologia delle Cure Primarie è quella branca della Psicologia, basata su una sperimentazione internazionale ampia e quarantennale, che si occupa della figura dello Psicologo inserito nello specifico ambito Medico delle Cure Primarie. Tale scienza si occupa delle specifiche e particolari problematiche che uno Psicologo deve saper affrontare in questo particolare ambito medico, ambito che presenta carattersitiche differenti da quello “tradizionale” dello studio privato dello Psicologo e che richiede una preparazione adeguata sia per quanto concerne la capacità di saper gestire entro termini temporali brevi (15-30 minuti) un’ampia varietà di problematiche psicologiche comunemente associate alla richiesta di assistenza medica, sia per quanto concerne la capacità di integrarsi in questo particolare contesto lavorativo con le figure professionali in esso già operanti (medici, personale, ecc.).
- Anonimato e protezione dei dati personali (e sensibili) dei Pazienti e dei Medici
Gli psicologi del PNSP dovranno raccogliere e custodire secondo i termini di legge e nel massimo rispetto di quanto specificato nei regolamenti emanati recentemente dagli Ordini Professionali i dati personali dei Pazienti (compresi quelli sensibili) raccolti ai fini dello svolgimento del servizio di psicologia offerto e della ricerca.
Ai responsabili della ricerca vengono comunicati esclusivamente i dati necessari allo svolgimento della stessa, nel pieno rispetto e salvaguardia dell’anonimato dei pazienti. In particolar modo lo/a Psicologo/a non dovrà comunicare il nome e cognome dei pazienti ma uno pseudonimo arbitrariamente assegnato e, in ogni caso, i responsabili della ricerca tratteranno tutti i dati raccolti adottando rigorosamente tutte le precauzioni e le misure necessarie a salvaguardare la privacy e il pieno anonimato dei pazienti e dei medici cooperanti.
Nel documento del consenso informato che lo psicologo deve far leggere e firmare ad ogni paziente afferente al SPLA, è riportato in modo esplicito che i dati raccolti saranno utilizzati anche ai fini dello svolgimento della presente ricerca, nel massimo rispetto e salvaguardia dell’anonimato del paziente.
- Raccolta dei dati
La prima fase dell’esperimento consiste nella raccolta dei dati effettuata dagli Psicologi e Psicologhe aderenti al PNSP in tutta Italia, in un arco di tempo la cui durata sarà definita in base all’andamento del Programma stesso. La raccolta dei dati sarà effettuata da ogni singolo Psicologo attraverso la compilazione di un modulo nel quale dovrà inserire una serie di informazioni strettamente necessarie allo svlgimento della ricerca.
- Analisi dei dati
I dati raccolti saranno elaborati e analizzati attraverso procedure statistiche adeguate, principalmente statistiche descrittive, ANOVA, t-student e analisi delle serie temporali.
- Tempi e pubblicazione dei risultati
I tempi dello svolgimento della ricerca dipendono primariamente dalla velocità di propagazione e dal grado di adesione all’iniziativa a livello Nazionale; non è dunque possibile stabilirli a priori. Lo studio finito sarà sottoposto alle maggiori riviste di settore accreditate e i risultati saranno resi noti tramite i consueti canali di comunicazione utilizzati dalla ISP.
- Collaboratori di ricerca
La Ricerca sugli Effetti della Cooperazione tra Medici di Medicina Generale e Psicologi in Italia è resa possibile dalla preziosa collaborazione degli Psicologi e Psicologhe aderenti al PNSP in tutta Italia.
Tutti i Professionisti (Psicologi e Medici) che avranno collaborato alla realizzazione della ricerca oggetto del presente progetto, potranno pertanto scegliere di comparire in qualità di collaboratori di ricerca ed essere quindi inseriti nell’elenco dei professionisti che avranno contribuito alla realizzazione dello studio.
- Responsabili della ricerca
I responsabili e referenti della ricerca sono il Dott. Alessio Penzo e la Dott.ssa Loredana Scalini. La ricerca è condotta in seno al Progetto Nazionale per la Salute Psicologica (PNSP) coordinato dall'associazione non-profit International Society of Psichology (ISP).
- Formato pdf
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Riferimenti Bibliografici
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